domenica 25 ottobre 2009

#8 UN NUOVO MONDO 3°PARTE

CONQUISTADORES
Gli uomini che dalla Spagna si erano avventurati nelle terre inesplorate per conquistarle per il re e per saccheggiarle, erano uomini feroci, violenti rapinatori che non si facevano nessuno scrupolo nei confronti degli indigeni.

Quando si trattava di oro, nessuna impresa pareva impossibile ai conquistadores, nessun mezzo troppo bieco Erano incredibilmente coraggiosi e disumani. E la cosa triste è che quegli uomini non solo si dicevano cristiani, ma sostenevano addirittura di commettere quelle orribili azioni ai danni dei pagani in nome del cristianesimo. Soprattutto il conquistatore Hernan Cortez, che prima era stato uno studente, si mostrò di una ambizione sfrenata. Volle addentrarsi nell'entroterra e far bottino di tutti i tesori di cui si favoleggiava. Nel 1519 partì così dalla costa con 150 soldati spagnoli, 13 cavalieri e un paio di cannoni. Gli indios non avevano mai visto dei bianchi prima di allora, e neanche dei cavalli. I cannoni, poi, li terrorizzarono. Credettero che i briganti spagnoli fossero dei magnipotenti, addirittura degli Dei. Nonostante questo, si difesero spesso con coraggio, attaccando di giorno la spedizione a cavallo e di notte l'accampamento. Ma Cortez si vendicò fin dal principio in modo spietato, incendiando i vlllaggi degli indios e uccidendone a migliaia. Presto gli vennero incontro i messi di un re potente e lontano, con splendidi doni d'oro e di plume colorate, e la preghlera di tornare indietro. Ma quei doni resero Cortez ancora più curioso e fecero nascere in lui la speranza dl un bottino ancora più grande. Così proseguì il viaggio tra 1000 inaudite avventure costringendo molti indios a unirsi alla spedizione, proprio come avevano sempre fatto i grandi conquistatori, e finalmente arrivò al regno del re che aveva mandato i messi con i doni.
IL MESSICO MONTEZUMA E CORTEZ
Il re si chiamava Montezuma e la sua terra, come anche la sua capltale, si chiamava Messico. Montezuma attese reverente Cortez e la sua piccola truppa fuori dalla Città, che era situata in mezzo ad alcuni laghi. Quando gli spagnoli vi entrarono dopo essere stati condotti per un lungo viale, rimasero esterrefatti davanti allo splendore, la bellezza e la potenza di quella gigantesca capltale, grande come le più grandi città europee che conoscevano. Aveva strade dritte e molti canali e ponti. Molte piazze e grandi mercati a cuiaccorrevano Ogni giorno decine di miglilaia di persone, per comprare e vendere. Cortez scrive nel suo rapporto al re spagnolo «Vi si commerciano generi alimentari di tutti i tipi, gioielli d'oro, d'argento, di latta, di ottone, d'osso, di conchiglie, di guscidi crostaceo e di piume, pietre squadrate e grezze, calce e mattoni, legno da costruzione grezzo e preparato››.
Descrive come in alcune strade venivano venduti tutti i tipi di uccelli e di animali, e in altre tutti i generi di piante,come ci fossero farmacisti, barbieri, locande, strane pianteda giardino e poi frutti, colori per dipingere, stoviglie e dolci. Come sul mercato fossero sempre presenti dieci giudici per decidere immediatamente di ogni diverbio. Poi descrive gli immensi templi della città, che erano loro stessi grandi come intere città, con torri altissime e stanze di tutti i colori dove c'erano enormi e spaventose figure di dei a cui venivano fatti terribili sacrifici di vittime umane. Descrive anche con grande stupore le grandi case della città con le loro ampie stanze e i bei giardini fioriti, le condutture per l'acqua, le guardie e i doganieri. Ma fu il palazzo dl Montezuma a impressionarlo più di ogni altra cosa. Raccontò che la Spagna non possedeva nulla di simile c'erano bellissimi giardini sopra i quali si innalzavano vari piani di colonnati e lastre di diaspro da cui si godeva una splendida vista. C'erano ampie sale, vasche per gli uccelll e un enorme giardino zoologico in cui venivano tenuti rinchiusi in gabbia animali di tutti itipi. Attorno a Montezuma si raccoglieva una splendida corte di alti dignitari che mostravano nei suoi confronti lamassima deferenza. Egli si cambiava quattro volte al giorno, vestendosi ogni volta in modo dlverso con abiti totalmente nuovi che non indossava mai una seconda volta. Gli altri gli si avvicinavano a capo chino, e il popolo doveva gettarsi a terra al suo cospetto e non poteva guardarlo mentre lui attraversava la città trasportato su una portantina. Cortez riuscì con l'astuzia a imprigionare il potente Montezuma che rimase come paralizzato da tanta irriverenza e sfrontatezza. Ma nessuno osava fare nulla contro gli invasori bianchi, perché in Messico c'era un antica leggenda secondo la quale un giorno sarebbero arrivati da ovest degli dei blanchi, figli del Sole, per impossessarsi del paese, e tutti credevano ora che quegli dei bianchi fossero proprio gli spagnoli. Quelli però erano piuttosto dei diavoli bianchi. Durante una celebrazione nel tempio assalirono tutti i nobili messicani e assassinarono quelli disarmati. Quando scoppiò una terribile insurrezione, Cortez volle che Montezuma riportasse la calma tra il popolo parlandogli dal tetto del palazzo. Ma il popolo non si lasciava più ordinare nulla, e gettò pietre contro il suo stesso re, che cadde a terra colpito a morte. Scoppiò allora una battaglia orribilmente cruenta in cui Cortez mostrò tutto il suo coraggio, perché fu un vero miracolo se il manipolo di spagnoli riuscì a scappare dalla città in rivolta e a raggiungere con i malati e i feriti la costa dopo aver attraversato tutta la terra nemica. Naturalmente ritornò presto in quei luoghi con altri soldati, e distrusse e bruciò l'intera fiorente città. Gli spagnoli iniziarono così l'annientamento dell'antico popolo degli indios e della sua cultura, che venne realizzato nei modi più orribili. Ma si tratta di un capitolo così orrendo della storia dell'umanità e così vergognoso per noi europei che preferisco tacerne. Nel frattempo i portoghesi avevano trovato la vera via di mare per l'India, e si comportavano non molto meglio degli spagnoli. Essi rimasero indifferenti a tutta la sapienza degli antichi indiani: ancora una volta il loro unico interesse era l'oro e poi ancora l'oro. Con l'arrivo in Europa di tutto quell'oro indiano e americano, i borghesi diventavano sempre più ricchi, mentre i cavalieri e i proprietari terrieri sempre più poveri. Diventarono importanti e potenti soprattutto i porti dell'Europa occidentale (e non solo quelli spagnoli, ma anche quelli francesi, inglesi e olandesi), perché era da lì che partivano e arrivavano le navi dei viaggi transoceanici. La Germania invece non prese parte all'ondata di conquiste oltreoceano, perché in quel momento era troppo occupata con se stessa.

[* tratto da: Ernst h. Gombrich, Breve storia del mondo, ed. Salani]





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